Fulmine a ciel sereno

Come ho già raccontato recentemente, il 2025 sembra destinato a concludersi molto positivamente per la Borsa italiana, che oggi registra una crescita del 25%, seconda solo alla Spagna (+37%): il settore trainante è anche per quest’anno il finanziario, protagonista di un eccellente +52%. Le banche si sono ben distinte genericamente in tutta l’Europa, come testimoniano ad esempio gli aumenti robusti di BBVA e Deutsche Bank, autrici rispettivamente del +90 e +75%. Non è andata allo stesso modo per il colosso svizzero UBS, “fermo” ad un +8% (in linea con l’andamento della Borsa nazionale), nonostante dati di bilancio ottimi e superiori alle attese degli analisti finanziari. Tale dissonanza è ascrivibile sicuramente a due situazioni che descriverò sinteticamente di seguito.

  1. Con l’acquisizione di Credit Suisse, benedetta o “insistentemente richiesta” dal Governo elvetico, a UBS sono stati richiesti (dalle autorità locali) coefficienti di solidità ben superiori a quelli previsti dalle linee guida per la stabilità finanziaria. Ciò perché le dimensioni del colosso bancario post fusione (attivi di bilancio e depositi in gestione) sono superiori a quelle della Confederazione rossocrociata (prodotto interno lordo), preoccupata che una forte crisi finanziaria che interessi la banca stessa, possa compromettere la stabilità del paese. Gli accantonamenti aggiuntivi prudenziali richiesti/ordinati a UBS sottrarrebbero capitale investibile, riducendo quindi la redditività. In sostanza, per un investitore diventerebbe molto più conveniente acquistare azioni di altre banche.
  2. Il Tribunale amministrativo svizzero ha recentemente giudicato illegale l’azzeramento delle obbligazioni AT1 di Credit Suisse deciso oltre due anni fa dall’autorità di vigilanza nazionale sui mercati finanziari (FINMA). Sembra dunque si siano riaccese le speranze dei molti investitori di recuperare totalmente o parzialmente i 16 miliardi di franchi investiti nelle obbligazioni ad alto rischio di Credit Suisse, cancellati con l’incorporazione in UBS. Per cantare vittoria si dovrà però attendere la decisione definitiva del Tribunale federale, al quale hanno fatto ovviamente ricorso la stessa FINMA e UBS, la quale potrebbe dunque dover sostenere un rimborso iperbolico.

Questo “fulmine a ciel sereno” (ossia l’ipotetico rimborso) costerebbe a UBS un importo pari a oltre tre volte il suo utile dello scorso anno! Immagino che la ricaduta sulla quotazione di Borsa sarebbe davvero devastante, così come il danno economico per coloro che hanno acquistato le sue azioni. 
Quanto raccontato oggi testimonia ancora una volta la pericolosità dell’investimento in un titolo azionario, che scoraggio, rispetto a quello diversificato nel settore o nell’indice di appartenenza (meglio se gestito da professionisti riconosciuti), del quale sono da sempre un grande sostenitore.