19 Nov Made In Italy
Secondo una ricerca di Massimo Orlandini, “storico d’impresa” originario di Mestre, il primo documento riportante la dicitura Made in Italy risale al 1897: era stato ideato dalla C.E. Ferrari e Compagni di Calalzo di Cadore, azienda con cento dipendenti (proprio cento!), per accompagnare i propri occhiali sul mercato estero, soprattutto a Nuova Yorck! L’azienda ha precorso i tempi, infatti la legge doganale USA del 1930 (il Tariff Act) obbligherà tutte le merci estere ad avere il marchio del paese di origine, quindi “Made in …”.
L’Italia è da sempre apprezzata nel Mondo per la cultura, le tradizioni, l’incantevole patrimonio artistico, ma anche per l’enogastronomia, la moda, e molto altro ancora. L’attrattività è cresciuta molto anche finanziariamente, infatti un recente studio di Ernest Young rivela che nel 2024 gli investimenti esteri nel nostro Paese sono aumentati del 5%, a fronte del calo registrato in Francia e Germania, e in generale in Europa (e così è stato finora anche nel 2025): l’impulso positivo in tal senso è figlio anche dell’attuale stabilità politica. Preciso però che in termini assoluti nella classifica generale siamo solo settimi, per le solite cause, in primis burocrazia e giustizia lentissima.
Rimanendo in tema, uno degli ultimi rapporti stilati dalla Commissione Europea evidenzia che la nostra attrattività è però crescente per la sola componente relativa alle acquisizioni di aziende (M&A), mentre sono in diminuzione gli investimenti cosiddetti “greenfield”, ossia la creazione di nuovi impianti/stabilimenti. In sostanza i gruppi imprenditoriali esteri giungono in territorio italico per “conquistare” le nostre aziende: ad esempio lo scorso aprile il fondo lussemburghese (di proprietà cinese) Nuo Capital ha acquistato l’80% del capitale sociale di Bialetti, marchio iconico della moka.
L’attrattività finanziaria dell’Italia è confermata anche:
dagli eccellenti risultati dei collocamenti dei nostri titoli di stato, nei quali la domanda è continuamente di gran lunga superiore all’offerta;
dall’ottimo andamento della Borsa di Milano (che con il +30% da inizio anno si colloca al secondo posto nel continente dopo la Spagna, regina con +42%).
Tutto ciò grazie anche ai diversi miglioramenti di rating ottenuti nel 2025, a dispetto però di una crescita economica davvero debole, nell’ordine dello zero virgola, comune però a molti altri paesi tradizionalmente forti, come la Germania.
Il “racconto” odierno offre elementi positivi e rasserenanti per coloro che devono tutelare e far crescere il proprio patrimonio nei confini nazionali. Comunque non dimentichiamo di rispettare uno dei principi base della gestione patrimoniale: la diversificazione.