
16 Apr Chi scende e chi sale
Nel 1932, l’allora quarantunenne falegname danese Ole Kirk Kristiansen, fondò una società specializzata anche nella produzione di giocattoli in legno, che solo due anni più tardi avrebbe chiamato LEGO: il marchio è frutto dell’unione delle parole leg e godt, ossia “giocare bene”.
Fra le tante tappe fondamentali della sua storia quasi centenaria, cito il momento dell’acquisto della macchina per la stampa dei mitici mattoncini incastrabili in plastica, nel 1947: due anni dopo iniziò la commercializzazione dei primi giochi chiamati inizialmente “Automatic Binding Bricks” e poi “Lego Mursten”, tradotto dal danese “mattoncini Lego”. La vita della nota azienda di giocattoli è stata caratterizzata da momenti di grande successo alternati a forti crisi, l’ultima delle quali nel 2003, quando fu sul punto di fallire. Da allora però gode di salute ottima e in crescita costante: chiudendo il 2024 con un fatturato di 10 miliardi di euro e un utile netto di 1,8 miliardi di euro, rispettivamente in crescita del 13 e del 5%, ha consolidato la posizione fra i maggiori produttori mondiali del settore.
Agli inizi degli anni duemila due imprenditori del Nord Europa fondarono Skype, piattaforma che consentì le prime videochiamate dal computer, tramite internet. Fu un momento davvero epocale poiché ogni distanza fra le persone, fino ad allora azzerata solo a livello audio tramite il telefono, ora lo diventava anche con il video. I big della tecnologia fecero a gara per accaparrarsela: dapprima eBay, che nel 2005 la acquistò per 2,5 miliardi di dollari USA, poi Microsoft che nel 2011 sborsò 8,5 miliardi. Recentemente quest’ultima ha annunciato la fine di Skype, che rimarrà infatti disponibile fino al prossimo 5 maggio, dopodiché verrà chiusa. L’arrivo degli smartphone prima (con le videochiamate whatsapp, ad esempio) e delle piattaforme come Teams e Zoom poi, l’hanno definitivamente affondata. Di fatto il maxi investimento effettuato da Microsoft quattordici anni fa, è stato dunque azzerato!
Come abbiamo potuto constatare anche oggi, la vita di un’azienda è imprevedibile, indipendentemente che non sia quotata in Borsa, come Lego e Skype, o lo sia. A tal proposito ricordo che in passato ho raccontato ad esempio del grande ridimensionamento dell’americana General Electric, della decadenza della finlandese Nokia (che circa quindici anni fa era la più grande società tecnologica mondiale) e del fallimento di Wirecard (che un lustro fa era una delle maggiori società del listino di Francoforte). Scegliere le aziende (o meglio le loro azioni ma anche obbligazioni) sulle quali investire è un lavoro che spetta alle società di gestione di patrimoni: a loro noi possiamo/dobbiamo affidarci per la tutela e la crescita dei nostri risparmi, semplicemente acquistando strumenti di risparmio gestito come ad esempio i fondi comuni d’investimento.