Non tutto il male …

La scioccante battaglia sui dazi innescata da Trump a inizio anno aveva portato parecchia incertezza sui mercati azionari, tanto che ad aprile le Borse di mezzo mondo erano negative. Fra accordi, dichiarazioni, smentite e cause giudiziarie, la confusione si era propagata ovviamente all’economia, i cui operatori  erano erimasti “temporaneamente alla finestra”. 
Oggi la situazione è ben diversa, infatti i mercati azionari sono tutti ampiamente positivi: gli accordi bilaterali raggiunti all’incirca a metà anno dagli Stati Uniti d’America con ciascun partner commerciale hanno portato certezze (si paga di più, ma almeno si sa quanto!) e conseguentemente rasserenato il clima.
I motivi principali alla base dell’aumento esagerato dei dazi voluti da Trump sono:

  1. il riequilibrio della bilancia commerciale del “suo” paese, che nel 2024 era in disavanzo di oltre 1.200 miliardi di dollari: praticamente il mondo inonda di propri prodotti gli USA, senza che questi ultimi riescano a fare altrettanto;
  2. l’aumento delle entrate statali, necessarie per far fronte alle sempre maggiori spese per interessi su un debito pubblico giunto oramai ad un livello davvero elevato.

Preciso che negli USA (e non solo) i dazi sono esistiti fin dall’epoca dell’indipendenza, infatti risale al lontano 1789 la prima legge che li regolamentava: da allora sono stati ridotti, sospesi, reintrodotti su tutti o molti o pochi specifici prodotti, come il brandy, i furgoni, il legname canadese, i formaggi francesi e italiani, e persino le graffette cinesi!
Genericamente, molti esperti esprimono pareri negativi sui dazi, poiché affliggono il commercio, ostacolando una più fluida e libera circolazione delle merci.
Prendendo spunto da qualche approfondimento, che ho letto negli ultimi tempi, posso certamente rilevare che:  

  1. danneggiano primariamente il paese che li emana, e a pagarne il prezzo maggiore sono proprio i suoi cittadini: ad esempio, ricordo che il 90% dei condizionatori venduto negli USA proviene dall’Asia, ovviamente a prezzi accessibili a tutte le fasce della popolazione, che non potrebbero certo acquistarli a prezzi maggiorati (che quindi danneggerebbero anche i distributori/commercianti);
  2. sono aggirabili con triangolazioni, come del resto è sempre avvenuto: la merce svizzera, esageratamente colpita, potrebbe “transitare” per l’Europa al fine di subire una penalizzazione minore; per tale motivo l’amministrazione Trump ha previsto l’aumento dei controlli doganali anche con assunzioni di lavoratori dedicati;
  3. stimolano all’apertura verso nuovi mercati: è accaduto anche con la guerra Russia-Ucraina, in occasione della quale per l’Europa è diventato fondamentale rivedere i fornitori di materie prime energetiche, sostituendo (ahimè non totalmente) i sovietici con i paesi del Magreb e dell’America Latina, ad esempio. Segno, questo, che “non tutto il male viene per nuocere”.

Comunque ritengo si possa continuare a guardare al futuro con positività. In fondo la storia ne è testimone, così come lo è per i mercati finanziari: le numerosissime crisi non hanno mai scalfito il trend positivo di lungo periodo.