Non solo debito

Nello scorso mese di novembre il debito pubblico italiano ha superato per la prima volta i 3.000 miliardi ( o 3 trilioni) di euro, e, secondo l’ultimo Documento di finanza pubblica, dovrebbe giungere quasi a 3.300 miliardi nel 2027: tale aumento è imputabile principalmente al Superbonus, il cui effetto si esaurirà appunto dopo questa data. Inoltre si prevede anche l’incremento del rapporto fra il debito e il PIL, che per i prossimi due anni dovrebbe attestarsi sopra il 137%. Come tutte le previsioni, anche queste sono molto incerte perché si basano su situazioni “aleatorie”, come ad esempio il programma di privatizzazioni, il cui risultato (l’incasso) non è scontato. Purtroppo, una delle poche certezze è che il tasso di finanziamento del debito pubblico è superiore a quello di crescita del PIL. Ciò non ha spaventato gli investitori internazionali, che negli ultimi tempi si sono riavvicinati ai titoli del nostro debito pubblico (BOT, BTP, …), anche grazie alla promozione di S&Poor’s.  
Come già riferito più volte in precedenza, la nostra situazione è analoga a quella di molti paesi sviluppati, su tutti gli USA, il cui debito statale è giunto a circa 36.000 miliardi di dollari, arrivando così a pesare il 35% sull’ammontare globale: la sua crescita è stata davvero abnorme, se solo si pensa che una decina d’anni fa era pari a 20.000 miliardi! Proprio questa “esplosione” ha spinto anche la società di rating Moody’s (le altre due grandi società del settore, Fitch e S&Poor’s, ci avevano già pensato da tempo) ad abbassare il giudizio della prima economia mondiale, che è sceso di un gradino rispetto al massimo livello.
Se il debito pubblico mondiale ha superato i 100.000 miliardi di dollari, il debito complessivo (pubblico e privato) ha raggiunto addirittura i 325.000 miliardi. È certamente una cifra da capogiro se valutata in maniera assoluta, ma assume una “veste” ben differente se rapportata alla ricchezza complessiva: secondo l’ultimo Global Wealth Report 2025 della banca svizzera UBS, quella privata era pari a quasi 470.000 miliardi di dollari alla fine del 2024. Quella globale. comprendente anche la pubblica, è molto più alta. 
Nonostante ciò, sovente gli organi di informazione parlano allarmisticamente solo del debito, destando preoccupazioni in chi ha un patrimonio da proteggere. Così come utilizzano toni inquietanti anche nei momenti di instabilità dei mercati finanziari: le molte informazioni negative divulgate per mezzo di TV, quotidiani e social network, spingono talvolta i risparmiatori impauriti ad agire in maniera irrazionale, e cagionano loro danni economici anche rilevanti. Anche per questo motivo è sempre indispensabile essere affiancati da un consulente finanziario esperto, che aiuti a mantenere la rotta, adottando tutte le cautele necessarie per superare la tempesta.