Nuovi scenari

Lo scorso anno l’S&P500, l’indice azionario più rappresentativo della Borsa degli USA, ha sovraperformato abbondantemente l’Eurostoxx, l’omologo europeo: 25% contro un misero 6%. 
I motivi principali sono stati i seguenti:

  1. la differente crescita economica, robusta al di là dell’Atlantico, asfittica da noi;
  2. la costante crescente attrattività delle magnifiche sette (Apple, Microsoft, …); 

Da qualche mese la musica sembra però cambiata: infatti, da inizio anno a venerdì scorso, a condurre il gioco è stata l’Europa con un +10%, seguita dagli Stati Uniti con -5%. 
Anche in questo caso le principali ragioni sono molto chiare:

  1. il nuovo presidente americano si è finora dedicato alla guerra commerciale globale a suon di dazi, dalla quale otterrebbe probabilmente inflazione alta (così come i tassi di interesse) e crescita bassa. E pensare che con la sua elezione, basata su un programma composto di deregolamentazione, taglio dei tassi ed elevato deficit, a supporto di una crescita sostanziosa, gli indici di borsa domestici erano decollati!  
  2. dieci giorni fa il Bundestag (il parlamento tedesco) ha approvato a larga maggioranza la modifica della Costituzione sul freno al debito e un piano di investimenti in infrastrutture, per complessivi 500 miliardi di euro, per i prossimi dodici anni.

Da ciò si capisce dunque come i mercati finanziari siano oggi condizionati fortemente dalla politica. Lo si è constatato anche recentissimamente in Turchia: l’arresto di Imamoglu, sindaco di Istambul e sfidante dell’attuale presidente Erdogan alle prossime elezioni, ha causato un crollo della Borsa locale del 15% in pochi giorni.
Se da qualche anno a “guidare” la finanza mondiale è la politica, nel quindicennio precedente lo sono state le banche centrali. In particolare l’europea BCE e la statunitense FED sono state le vere protagoniste della scena, come evidenziano i due seguenti accadimenti:

  1. in occasione della crisi dei mutui subprime e del fallimento di Lehman Brothers, nel 2007-2008, sono intervenute azzerando i tassi di interesse e inondando i mercati con una marea di liquidità, contribuendo dunque alla vigorosa salita degli indici di Borsa;
  2. con la crisi dei debiti sovrani dei paesi europei hanno azionato il “bazooka finanziario”, ossia hanno riversato una mole impressionante di liquidità sui mercati tramite l’acquisto di titoli di stato e conseguentemente messo le ali ai mercati azionari.

La Curiosità odierna evidenzia ancora una volta che la finanza è complessa e imprevedibile: per la gestione del proprio patrimonio è dunque necessario a affidarsi a esperti del settore.