Investire!

Anche quest’anno il toto-finanza evidenzia che le previsioni dei primari gestori di patrimoni al mondo sullo S&P500, il principale listino della Borsa statunitense, sono molto “varie”: alcuni, come Bank Of America, Goldman Sachs e UBS, pronosticano una crescita dello stesso del 10-12%, così come Morgan Stanley che però stima anche una crescita di oltre 20% in uno scenario estremamente positivo e un’eventuale forte correzione del 20% in caso di scenario avverso. Vi sono inoltre esperti che ritengono salutare un periodo di consolidamento dopo un biennio stellare, caratterizzato da un incremento complessivo intorno al 50%. Sembra però che tutti basino le loro previsioni primariamente sull’inflazione e di conseguenza sul livello dei tassi di interesse. Ricordo che la crescita dei prezzi, asfittica per oltre un decennio, è “esplosa” nel 2022 raggiungendo livelli impensabili di quasi il 15% nelle aree sviluppate del pianeta, per poi calare vertiginosamente: in Europa e in USA viaggia ora fra il 2 e il 3%. L’inflazione è sicuramente un elemento chiave da sorvegliare anche per noi risparmiatori, infatti le principali teorie economiche sostengono che offra benefici ai capitalisti (quindi anche gli acquirenti di azioni) e ai debitori, mentre deluda i creditori (i sottoscrittori di obbligazioni). Lo si è visto chiaramente negli ultimi due anni. Nel decennio precedente non è stato proprio così, infatti con una inflazione stabilmente rasoterra, i mercati azionari hanno registrato performance davvero prodigiose: dal 2010 al 2022 lo S&P500 ha infatti triplicato il suo valore, regalando un rendimento del 300% (25% all’anno) agli azionisti che vi hanno investito.
Ciò è accaduto principalmente perché: 

  1. Uscivamo dal devastante crollo in seguito al fallimento di Lehman Brothers;
  2. i tassi di interesse erano zero o negativi, quindi non c’erano alternative alle azioni;
  3. Le banche centrali sono intervenute con vigorosi interventi di politica monetaria, distribuendo liquidità “a pioggia”;
  4. La tensione geopolitica mondiale è rimasta a livelli bassi, e la riveniente tranquillità diffusa un po’ ovunque ha incoraggiato l’allocazione del risparmio in forme d’investimento tradizionalmente rischiose. Diversamente, nell’ultimo triennio il livello di incertezza è cresciuto.

Ciò conferma dunque che il futuro non è prevedibile, e che l’incertezza più o meno accentuata permarrà nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Il capitale deve comunque essere investito (in immobili, attività produttive, finanza, …) per evitare l’erosione del suo valore reale.
Investire sì, ma in maniera EQUILIBRATA, cioè diversificando. Come ripeto spesso, in finanza ciò significa affidarsi alle migliori società di gestione globali, assistiti da consulenti finanziari competenti.