27 Nov Birkenstock
L’estate è terminata ormai da oltre due mesi e abbiamo riposto i sandali in attesa di riutilizzarli il prossimo anno, ma di Birkenstock si continua a parlare, negli ambienti finanziari.
L’azienda tedesca è stata fondata nel 1774 con l’obiettivo di produrre scarpe ortopediche chiuse: il primo sandalo è nato quasi duecento anni dopo, nel 1962, ma l’Arizona, modello iconico e ancora oggi il più diffuso, ha preso vita negli anni ’70. Il successo delle scarpe aperte teutoniche iniziò in Europa, per espandersi solo successivamente negli USA: a San Francisco gli hippies le adottarono perché evocative di quella voglia di libertà che stava alla base del loro pensiero. L’evoluzione di Birkenstock è stata fenomenale, poiché da calzatura “brutta” indossata con i calzini bianchi dai “nordici”, è diventata “oggetto di culto” sfoggiato da celebrità di mezzo mondo:
- la prima è stata Kate Moss, fattasi fotografare agli inizi degli anni ’90 da una nota rivista di moda, coi sandali ai piedi;
- nel 2021 l’attrice Andie MacDowell ha ritirato il premio Oscar calzando le ciabatte del noto brand;
- nel 2023 l’attrice Margot Robbie le ha calzate nel film campione di incassi, Barbie.
Soprattutto nell’ultimo decennio sono stati realizzati modelli con particolari materiali e colori, in edizioni limitate, disegnati da marchi prestigiosi come Dior, Celine e Givenchy. L’ingresso nel grande palcoscenico del lusso ha registrato un ulteriore importante passo in avanti quando qualche anno fa l’azienda è stata ceduta ad un fondo del gruppo LVMH (Louis Vuitton), per circa 4,5 miliardi di dollari USA. Un anno fa la nuova proprietà ha collocato una piccola parte del capitale sociale alla borsa di New York, ad un valore complessivo dell’azienda di oltre nove miliardi di dollari (il doppio!).
Dopo una crescita più o meno del 30% del prezzo di mercato, da 46 a 63 dollari, da metà dello scorso agosto il prezzo dell’azione è ridisceso al valore iniziale per vari motivi, dei quali cito i seguenti tre:
- da inizio anno il settore della moda, e in particolare del lusso, ha subito un arretramento come testimoniano le quotazioni in diminuzione dei primari brand, così come l’indice che li rappresenta: lo S&P Global Luxury Goods è diminuito a fronte del sostanzioso incremento del 25% dell’S&P500;
- il prezzo dell’azione non sembra così a buon mercato: il rapporto prezzo/utile è pari a oltre 50 volte, mentre è molto più basso per i concorrenti (è circa 10 per Crocs);
- sulla redditività pesano certamente gli investimenti per nuovi impianti e per il miglioramento della rete distributiva.
Il saliscendi della quotazione di Birkenstock testimonia ancora una volta che le scommesse finanziarie su singoli titoli azionari possono essere molto pericolose per i risparmiatori che ne vengono coinvolti: con la mia Curiosità dello scorso 2 ottobre intitolata L’Aspirina (Fabio Gobbato | L’Aspirina) avevo raccontato della debacle di Bayer, la cui capitalizzazione di mercato è crollata di quasi il 90% nell’ultimo decennio.
Il mio consiglio è dunque sempre il medesimo: diversificare ottimamente affidandosi agli esperti del settore.