
16 Ott Economia del benessere
“Il PIL misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani“. Queste sono le parole pronunciate da Robert Kennedy durante un suo discorso all’Università del Kansas, tre mesi prima di essere assassinato, nel 1968.
Era uno dei pochi illuminati che allora manifestavano l’esigenza di una crescita economica misurata in maniera diversa rispetto al metodo tradizionale, che contemplasse altri elementi significativi. Oggi invece molti sono gli operatori in ambito economico che sostengono che il PIL non rilevi progresso e benessere ma sia semplicemente un aggregato di attività misurabili realizzate in un paese: fra questi una voce autorevole è sicuramente quella di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001.
Ciò è comprovato dai fatti:
- il PIL cresce ma contestualmente aumentano i poveri nel mondo;
- inoltre, se tutti i giacimenti di petrolio fossero sfruttati al massimo, se disboscassimo a pieno regime le foreste o se costruissimo molti più immobili, il PIL crescerebbe molto ma solo nel breve periodo: nel lungo otterremmo danni ambientali e sociali incalcolabili.
La ricerca della crescita continua ad ogni costo, sta contribuendo a distruggere il nostro Pianeta, quindi è necessario spostare il focus su un uso rispettoso delle risorse. Questo è uno dei principi fondamentali della Wellbeing Economy Alliance, istituzione fondata da un gruppo di paesi (fra i quali i climaticamente virtuosi Islanda, Finlandia e Nuova Zelanda) che vogliono adottare un approccio diverso di misurazione della crescita, basato appunto sul rispetto delle persone e dell’ambiente. Sarà sicuramente un percorso irto, lungo e pieno di ostacoli, ma assolutamente obbligato.
Nel frattempo siamo costretti a continuare con la rilevazione tradizionale del PIL, nata nel 1934 e adottata ufficialmente dieci anni dopo, secondo la quale abbiamo recentemente appreso che:
- contrariamente alle stime del 2023, la Germania è nuovamente in recessione anche quest’anno;
- secondo l’Istat, l’Italia dovrebbe chiudere l’anno in corso con un +0,8%, inferiore al +1% preventivato dal Governo.
La Curiosità odierna testimonia ancora una volta come l’economia sia complessa e necessiti di un costante mutamento. Tali sono anche le caratteristiche della finanza; basti solo pensare agli strumenti finanziari sui quali noi risparmiatori possiamo investire: quando iniziai la mia carriera lavorativa oltre trent’anni fa “esistevano” solamente titoli di stato, obbligazioni bancarie e certificati di deposito, oggi la scelta è amplissima. Motivo per cui è necessaria l’assistenza di professionisti del settore.