Oro bianco

Quest’estate l’oro non è andato “in vacanza”, infatti l’inarrestabile corsa del suo prezzo è continuata anche ad agosto, superando la soglia dei 2.500 dollari USA l’oncia. La nuova vetta è stata raggiunta principalmente per:

  1. le tensioni geopolitiche mondiali, che, in particolare con i conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese, hanno scatenato una corsa al bene rifugio per eccellenza; 
  2. le tensioni commerciali fra Cina e USA/Europa, salite anche per l’applicazione di dazi all’importazioni di determinate merci provenienti dal gigante asiatico: ciò potrebbe causare infatti un rallentamento dell’economia, una crisi sui mercati finanziari e la ricerca di un porto sicuro (l’oro). 
  3. la maggiore diversificazione delle riserve statali di molti paesi, che, come la Cina, hanno diminuito il peso del dollaro USA a favore del metallo giallo;
  4. la quasi certa discesa del tasso reale (riveniente dalla differenza fra tasso di interesse nominale e inflazione), che è correlato inversamente con l’oro: se scende l’uno, sale l’altro, e viceversa.

Se il nuovo record conquistato dall’oro è stato stupefacente, lo è stato anche quello negativo del litio: solo qualche anno fa si era guadagnato l’appellativo di “oro bianco”, grazie ad una quotazione in costante crescita esponenziale simile al metallo giallo, ma nell’ultimo biennio il suo prezzo è crollato di circa il 90%.
Ciò è da attribuirsi specialmente a:

  1. un eccesso di offerta che, a detta di molti esperti, faticherà a dissolversi prima di qualche anno;
  2. la crisi del settore auto, che assorbe parte della produzione del “prezioso” metallo: ad esempio Volkswagen, per la prima volta nella sua storia quasi centenaria, probabilmente chiuderà uno stabilimento in Germania;
  3. il possibile rallentamento mondiale dell’economia, dovuto a minori consumi di beni e quindi minore richiesta di materie prime (come il litio, appunto) atte a produrli;

Ovviamente le aziende del settore stanno soffrendo assai: ne è esempio il leader mondiale Albemarle, la cui quotazione al Nasdaq è crollata del 75%, dai massimi di 325 dollari di novembre 2022 agli attuali 75.
Nello stesso periodo i mercati azionari sono genericamente saliti, come testimonia il +30% messo a segno dallo S&P 500, l’indice delle principali 500 aziende quotate alla Borsa di New York (salito prepotentemente grazie al traino di pochi colossi come Apple, Microsoft, …)  
Ciò evidenzia ancora una volta che la diversificazione rimane la primaria regola da osservare nell’investire i propri capitali, e suggerisce quindi di rimanere lontani da scommesse troppo mirate dettate dalle tendenze del momento.


 

(nella foto in alto una laguna salata nel deserto di Atacama in Cile, dalla quale si estrae il litio)