Bentornata Grecia

Lo scorso ottobre avevo dedicato una mia Curiosità al gran recupero economico-finanziario del Portogallo, dopo la crisi che l’ha visto sull’orlo del fallimento nel 2011-2012: la conferma dell’ottima prestazione è stata suggellata dall’aumento del rating da BBB+ ad A-, dell’agenzia Fitch. Ciò riviene soprattutto dal notevole miglioramento dei conti, ossia del rapporto debito pubblico/PIL, giunto recentemente a circa 100, ma previsto in ulteriore diminuzione nel 2025. 
La stessa crisi dei debiti sovrani ha colpito anche altri quattro paesi: Italia, Irlanda, Spagna e Grecia. Quest’ultima, al pari del Portogallo, è stata protagonista di un recupero davvero prodigioso, tanto che il debito pubblico/PIL, pari a 180% nel 2015 e addirittura superiore con la crisi pandemica del 2020, è diminuito a 152%.
La crisi ellenica, esplosa quando l’allora capo del governo dichiarò pubblicamente che per l’ingresso del suo paese nell’euro erano stati presentati dati falsi, venne risolta con una cura da cavallo:

  1. tagli a stipendi e pensioni;
  2. licenziamenti: la disoccupazione ha superato il 20%;
  3. privatizzazioni: il porto del Pireo è in mano ai cinesi mentre i principali scali aeroportuali ai tedeschi;
  4. prestiti internazionali da BCE e FMI.

Le previsioni dell’agenzia europea Scope Rating, riferiscono che nel 2028 la Grecia dovrebbe riuscire a raggiungere un rapporto debito pubblico/PIL del 140%; al contrario, quello del nostro Paese dovrebbe peggiorare a quasi 144%, secondo le stesse stime. Se così fosse strapperemmo alla Repubblica Ellenica il primato europeo di paese più indebitato.
Il mondo finanziario non sembra però preoccuparsene dato che i nostri titoli di stato (BOT, BTP, …) sono richiestissimi, in particolare dai privati: infatti le banche nazionali, storiche acquirenti, ne hanno venduti per circa 100 miliardi negli ultimi quattro anni, diminuendone dunque il peso nel portafoglio investimenti.
Al di là delle previsioni, non sempre azzeccate e sempre più difficili, ritengo che la gestione dei propri risparmi necessiti di un approccio equilibrato, e quindi di diversificazione.