Via Montenapoleone

Nella mia penultima Curiosità, dedicata alle vie del lusso, avevo raccontato che a fine 2023 Via Montenapoleone a Milano è stata definita la seconda via più cara al mondo, alle spalle dell’intramontabile Fifth Avenue di New York, relativamente ai canoni di affitto dei negozi.
Sulla stessa negli ultimi giorni si sono riaccese le luci della ribalta, perché è stata realizzata l’operazione più cara di sempre in Italia su un singolo immobile:  un iconico palazzo settecentesco affacciato proprio sulla celebre via è stato venduto dal fondo specializzato Blackstone al gruppo del lusso Kering, per la strabiliante cifra di 1,3 miliardi di euro: l’immobile di cinque piani, per complessivi 11.800 metri quadri (dei quali 5.000 affittati a prestigiosi marchi), è passato di mano dunque ad un prezzo di 110.000 euro al mq.
Nonostante il mega investimento, Kering sta vivendo un momento difficile, infatti i numeri di bilancio non brillano, così come la sua quotazione in Borsa: da inizio anno ha registrato un calo di 8% circa (e dai massimi di agosto 2021 di oltre il 50%). Nello stesso periodo l’indice globale di settore ha invece guadagnato il 4%, grazie ad alcuni campioni come Cucinelli, Tod’s e soprattutto Hermes. 
La sofferenza di Kering è imputabile alle difficoltà del suo marchio di punta, Gucci, che ha registrato un rallentamento delle vendite, non compensato dagli altri gioielli del gruppo francese, come Balenciaga, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent. 
La quotazione di Hermes è invece salita del 23% da inizio anno e del 74% da metà del 2021.
Secondo gli esperti, tale differenza nei valori risiede anche nei seguenti elementi:

  1. Gucci si è rinnovata poco, ha un numero eccessivo di punti vendita (anche outlet), è alle prese con avvicendamenti/sostituzioni nelle posizioni apicali;
  2. Hermes ha una rete distributiva molto selettiva, non ha outlet, si rivolge ad una clientela di fascia molto più alta e continua a beneficiare dei suoi prodotti iconici come Kelly Bag.

Le prospettive per il settore del lusso rimangono ottimali, poiché i ricavi potranno contare anche su quasi quaranta milioni di nuovi consumatori indiani di fascia medio alta entro il 2030, oltre alla continua crescita mondiale della popolazione con grandi patrimoni. Date quindi le ottime opportunità, suggerisco di investirvi: per evitare però di incappare in investimenti sbagliati scommettendo su singoli titoli, è meglio acquistare strumenti di risparmio di primarie società mondiali di gestione di patrimoni.