Tango argentino

Può capitare che il menù di un ristorante riporti dei prezzi inferiori a quelli che saranno indicati nel conto a fine pasto, o ancora che i prezzi di determinati prodotti al supermercato aumentino prima di arrivare alla cassa. Dove? In Argentina! Qui, a gennaio, l’inflazione annua ha raggiunto il 254%, segno che il paese sta vivendo un periodo economicamente poco felice, caratterizzato da un debito e una spesa pubblici ormai fuori controllo. Per l’ottavo paese al Mondo per estensione tale situazione è già nota, basti solo pensare che negli ultimi duecento anni di storia è fallito ben sette volte.
Nell’ultimo triennio l’inflazione, che il sito di Banca d’Italia definisce “aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi”, è “tornata di moda” anche nel resto del Globo, anche se a livelli decisamente più bassi. Dagli anni ’90 ha viaggiato in un intervallo compreso fra 0 e 2%, ma dal 2020 si è risvegliata raggiungendo circa il 13%, a causa del Covid e della guerra Russia-Ucraina. In particolare quest’ultimo tragico evento, ha scatenato un rialzo inimmaginabile dei prezzi dei prodotti energetici: quello del gas è passato ad esempio da 20 a quasi 400 euro al megawattora in pochi mesi, ed oggi staziona sotto i 30. Ciò si è propagato conseguentemente sul prezzo di tutti i beni e servizi, aumentato esageratamente.
L’allarme è ora rientrato, poiché nelle aree più economicamente avanzate è tornata a livelli storicamente normali: secondo Eurostat in Europa è pari a circa 2,5%, mentre l’Istat riferisce che in Italia è inferiore a 1%.
L’inflazione rimane comunque un sorvegliato speciale. La recente crisi di Suez rischia di riattizzarla, infatti i prezzi delle assicurazioni delle navi che transitano attraverso il Canale sono esplosi a causa del rischio guerra, e ciò può tradursi in un rincaro di taluni beni.  
L’inflazione condiziona anche l’operato delle Banche Centrali che, come ben sappiamo, nell’ultimo biennio hanno aumentato a dismisura i tassi di interesse, cagionando sconquassi nei mercati finanziari. I ribassi generalizzati del 2022 sono stati però come sempre temporanei, dato che dal 2023 è iniziata la ripresa dei prezzi di azioni e obbligazioni. In particolare per quest’ultima classe di investimento i prossimi tempi si preannunciano davvero ottimali.