Nulla cambia

A vent’anni dal crac di Parmalat, il più grosso per il nostro Paese, il 2023 è stato caratterizzato dal fallimento di alcuni grandi gruppi internazionali, di differenti settori. Nell’immobiliare, la cinese Evergrande ha presentato istanza di fallimento a New York in estate, mentre la statunitense Weworking, specializzata in immobili per uffici, e l’austriaca Signa si sono trovate nella medesima situazione a novembre. Il settore bancario è stato invece scosso principalmente dai seguenti “terremoti”:

  • Silicon Valley Bank, caduta rovinosamente a causa di investimenti sbagliati e dell’aumento indiscriminato dei tassi di interesse che ne ha fatto crollare il valore;
  • Credit Suisse, “saltata” dopo alcuni anni davvero difficili, contraddistinti da bilanci continuamente in perdita.

Meno eco ha invece avuto la vicenda della piccola Smart Bank Spa, con sede a Napoli: alla vigilia dello scorso Natale, Banca D’Italia ha deciso di sciogliere il CDA e i comitati di sorveglianza della stessa e della controllante Cirdan Group Spa, e le ha sottoposte alla procedura di amministrazione controllata. Il neonato istituto di credito (2022) aveva destato le attenzioni degli organi di vigilanza a causa delle offerte strepitose di depositi vincolati:

  1. a cinque anni con tassi crescenti dal 4,25% fino all’8,25%;
  2. oppure a vent’anni al 7% annuo, con interessi pagati alla scadenza; 
  3. o ancora un conto deposito indicizzato all’andamento dell’indice della Borsa Italiana!

È pur vero che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi garantisce fino a 100.000 euro, ma i clienti che vi hanno depositato, o meglio “scommesso”, somme superiori, sono molti: il bilancio di soli quattro mesi di attività dell’esercizio 2022 rivela depositi per 47 milioni di euro e un patrimonio di 15 milioni. Numeri troppo bassi per fidarsi, tanto più che si tratta di una fintech, ossia di una banca virtuale priva di sportelli. 
Come al solito il pubblico si è fatto catturare da:

  • una campagna marketing davvero aggressiva;
  • la promessa di rendimenti ampiamente superiori a quanto offerto dal mercato (il BTP a 5 anni ha un rendimento di circa il 3,20%).

Di fronte a simili proposte suggerisco sempre di diffidare.