Emergenti o emersi?

Nel 2001 un analista della banca d’investimenti Goldman Sachs coniò il termine BRIC, in realtà un acronimo formato dalle iniziali di quattro paesi accomunati da caratteristiche simili: Brasile, Russia, India e Cina erano infatti caratterizzati da una popolazione numerosa, da un territorio vasto, dalla ricchezza del proprio sottosuolo e dalla crescita economica sorprendente. Secondo il consulente i quattro o meglio i cinque, dato che poco dopo si sarebbe aggiunto il Sudafrica (da ciò quindi BRICS), avrebbero assunto un peso sempre più grande nel panorama mondiale, infatti oggi ne rappresentano:

  1. il 40% della popolazione,
  2. il 25% della superficie, 
  3. il 20% del PIL.
  4. il 20% del commercio.

Secondo le notizie riportate nel sito del Parlamento Italiano, New York fu la città che tenne a battesimo il primo meeting fra i ministri degli esteri dei BRICS, nel settembre del 2006, a margine di un incontro ONU. I Capi di Stato invece si riunirono per la prima volta a luglio 2008 a Toyako (Giappone), in occasione di un G8. Gli incontri fatti fin da subito allo scopo di alimentare la cooperazione fra i membri, sono oggi regolari e frequenti.
Dal primo gennaio prossimo il Club dovrebbe allargarsi a sei nuovi partecipanti: Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La Cina, leader di questo gruppo assai eterogeneo, sembra intenzionata a creare il polo economico e finanziario del Sud del Mondo, antagonista del G7 guidato dagli USA: i numeri non difettano, poiché gli “undici” rappresenterebbero il 45% della popolazione e il 30% del PIL globali, e neppure le ambizioni, dato che starebbero studiando una valuta comune alternativa al dollaro USA.
Questi rappresentano il gruppo ben più ampio di paesi emergenti, sui quali quasi ogni società di gestione di patrimoni italiana o estera ha creato specifici strumenti di investimento, per consentire a noi risparmiatori di allocarvi i nostri capitali. Da una semplicissima analisi che ho condotto su Quantalys, fra le principali piattaforme internazionali di analisi di strumenti finanziari, su circa 55.000 prodotti ve ne sono ad esempio 4.000 azionari delle aree emergenti, con rendimenti del solo 2023 davvero differenti: i peggiori hanno registrato performance negative di -40%, mentre i migliori hanno regalato risultati positivi fino al +40%. Per scegliere il giusto investimento, come nella mia precedente Curiosità, invito sempre a farsi assistere da un consulente finanziario.