110 anni

Lo scorso anno ho dedicato una mia Curiosità alla più grande truffa del cripto-mondo: la piattaforma di valute virtuali FTX è fallita causando un ammanco di circa 32 miliardi di dollari USA, ai danni di un milione di investitori. 
La vicenda è tornata sulle prime pagine dei giornali recentemente perché Sam Bankman Fried, fondatore della società e artefice del raggiro, dovrà presentarsi davanti al giudice a fine marzo: rischia fino a 110 anni di carcere per vari capi d’imputazione, fra i quali truffa, riciclaggio e cospirazione. Dei capitali ricevuti dai molti investitori dalla nascita della sua creatura nel 2019, almeno dieci miliardi li aveva prelevati per soddisfare sue “esigenze” personali, quali immobili di lusso, investimenti azzardati e donazioni politiche, mentre gli altri erano stati allocati in monete virtuali, poco prima del crollo determinato dal Covid e dalla guerra.
Se il fallimento di FTX è considerato anche fra le più grandi truffe finanziarie di sempre, la madre di tutte rimane però quella orchestrata da Bernard Madoff, alla cui storia Netflix ha recentemente dedicato un docufilm. Ex bagnino di Long Island, iniziò la sorprendente carriera finanziaria fondando la Bernard Madoff Investment Securities subito dopo la laurea, nel 1960: per cinquant’anni gli affari crebbero esponenzialmente così come la sua notorietà e la stima nei suoi confronti, tanto che fu nominato anche Presidente del Nasdaq (la Borsa di New York dove sono quotate le società per lo più tecnologiche). Nel 2009 la sua società è fallita lasciando un “maxi buco” di 65 miliardi di dollari USA, ai danni di normali risparmiatori ma anche personalità di spicco di ogni settore, grandi multinazionali e persino grossi gruppi bancari. Il noto finanziere è stato quindi condannato a 150 di carcere, dei quali è riuscito a scontarne solamente una piccola parte, dato che nel 2021 è deceduto.
Una pena molto più contenuta è stata invece comminata lo scorso settembre a Nicolò Svizzero, finanziere padovano (precisamente di Abano Terme) ma oramai radicato in Svizzera, a Lugano: sei anni di carcere decisi dalle autorità elvetiche per aver sottratto “solo” trenta milioni di euro circa ai suoi clienti, buona parte italiani.

In tutti e tre i casi i risparmiatori coinvolti sono caduti in una trappola meglio nota come “schema Ponzi”, dove i soldi versati dai risparmiatori non vengono investiti ma vengono utilizzati per pagare gli elevati interessi promessi. Questi rappresentano ovviamente il forte incentivo a sempre nuovi investitori, che vengono attirati anche dalle altre due false promesse: rischio di investimento nullo e liquidabilità istantanea del capitale investito in qualsiasi momento.
Per la gestione dei propri capitali consiglio come sempre di:

  1. farsi assistere da consulenti finanziari di esperienza iscritti allo specifico Albo, e operanti per solidi gruppi finanziari;
  2. non cedere a false promesse di guadagni esagerati.