Lusso in crescita

Fountainbridge è il sobborgo di Edimburgo dove nacque il celebre attore Sean Connery nel 1930, e dove nel 1856 un ricco imprenditore statunitense fondò la North British Rubber Company, azienda specializzata soprattutto nella produzione di stivali in gomma. I suoi mitici Hunter Boots vennero calzati dai soldati britannici nelle Guerre Mondiali e successivamente anche dai loro connazionali agricoltori e lavoratori all’aperto, ma la “vera” notorietà arrivò quando i Reali d’Inghilterra Carlo e Diana iniziarono ad indossarli per le loro passeggiate in campagna. Con l’andare del tempo assunsero sempre più il ruolo di oggetto iconico e simbolo del lusso: alcune celebri top model, come ad esempio Kate Moss, vennero fotografate di tanto in tanto con gli stivali Hunter ai piedi. E durante l’annuale festival del rock all’aperto di Glastonbury per gli spettatori era d’obbligo indossarli per assistere comodamente e all’asciutto allo show “in mezzo ad una palude”.

Nei primi anni del nuovo millennio avevano conquistato il mercato mondiale, trainati dagli Stati Uniti d’America, dove in particolare a Manhattan si registrava costantemente il picco delle vendite.

Dopo decenni di straordinario e ininterrotto successo, da qualche tempo il vento è decisamente cambiato, tanto che a inizio estate l’azienda è fallita, sommersa da una montagna di debiti. Fra gli imputati principali c’è sicuramente il clima, caratterizzato oramai da siccità diffusa e temperature più alte, che rendono inutili gli stivali in gomma.

Lo stesso clima non ha però turbato l’inglese Burberry che, nata anch’essa nel 1856, continua a godere di ottima salute. Spinta dal suo prodotto di punta, il mitico trench, conta quasi 10.000 dipendenti, un fatturato in crescita a oltre 3 miliardi di euro, ed un valore di mercato a più di 9 miliardi di euro. L’acquisto del suo prodotto non è dunque dettato semplicemente dall’utilità ma senz’altro dalla moda.

La Curiosità odierna evidenzia che anche i marchi del lusso sono assoggettati alle “regole del mercato” e che le rendite di posizione vanno conquistate ma soprattutto mantenute. Vicende analoghe a quanto occorso al brand Hunter non sono poi così rare; altre volte in passato abbiamo assistito al decadimento di marchi del lusso noti, come Forever 21, American Apparel, Krizia, Mariella Burani ed Americanino. Nonostante ciò l’investimento nel settore del lusso è certamente destinato a regalare rendimenti molto interessanti nel lungo periodo. Per farlo in tranquillità consiglio caldamente di selezionare un fondo d’investimento gestito da un team di esperti in grado di scegliere professionalmente le aziende da acquistare e di monitorarne costantemente lo stato di salute.