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Formica o cicala?

Secondo i dati pubblicati qualche giorno fa da Banca d’Italia, il debito pubblico del nostro paese ha raggiunto il livello record di quasi 2.700 miliardi di euro lo scorso giugno: considerando che i cittadini italiani sono 60 milioni, equivale ad un debito pro capite di 45.000 euro circa.

Ad aprile 2021 la Commissione UE stimava un rapporto debito pubblico PIL pari a 160%, ma secondo i calcoli pubblicati nell’ultima Nota di Aggiornamento del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (NADEF), a fine anno chiuderemo con dato pari a 153,50%: a tale miglioramento ha contribuito la poderosa crescita economica messa a segno, a tassi che non si registravano dagli anni ’70: uno straordinario 6%, superiore anche a Germania e Francia, e prossimo a quello cinese pre-pandemia.

Se l’Italia rimane il paese europeo con il debito pubblico più elevato (e il peggiore rapporto debito/PIL), è però doveroso precisare che abbiamo un debito privato bassissimo, pari a 391 miliardi di euro. In Francia e nel Regno Unito è invece rispettivamente di 1.136 e 1.666 miliardi. Sempre nel nostro paese il rapporto debito privato-reddito delle famiglie è del 60%, ben al di sotto della media europea del 90%, o del 100% delle meno virtuose Francia e Spagna.

Tali statistiche restituiscono almeno due spunti di riflessione importanti:

  1. i cittadini italiani preferiscono non indebitarsi, nemmeno per l’acquisto della casa: infatti oggi poco più del 50% delle compravendite di immobili sono supportate da un mutuo; inoltre, il rapporto fra importo del mutuo richiesto e valore dell’immobile è del 60%, contro una media europea dell’80%. Ciò è frutto di una mentalità arcaica, inscalfibile anche in presenza di tassi zero sui finanziamenti, che spinge i nostri cittadini ad allocare i propri risparmi sull’acquisto della casa.
  2. c’è molta diffidenza nei confronti della finanza, risultato di una crescente complessità della stessa, ma anche di una scarsissima cultura finanziaria: basti solo pensare che nella classifica elaborata da Banca Mondiale e Standard & Poor’s siamo al 63° posto, superati ad esempio anche da Zimbawe, Camerun, Senegal e Turkmenistan.

Concludo ribadendo quanto riferisco spesso: una corretta pianificazione finanziaria e/o patrimoniale necessita della collaborazione con professionisti del settore.