Beyoncé

La parola inflazione è sempre più “inflazionata”.
Dopo oltre un decennio di letargo, durante il quale ce n’eravamo dimenticati, improvvisamente, a seguito del Covid e della guerra Russia-Ucraina, è diventata l’assoluta protagonista dell’ultimo biennio: vi ho dedicato persino due Curiosità, accennando alle sue varie declinazioni. 
Sono ora costretto ad integrare la lista delle stesse, aggiungendone altre tre che ho “reperito e/o ritrovato” negli ultimi tempi. 

L’agflazione è la crescita dei prezzi dei prodotti e delle materie prime agricole. Sembra che il termine sia stato coniato per la prima volta nel 2007 dai gestori di Merril Lynch, quando, per una serie di cause concomitanti (fra i quali un eccesso di domanda), i prezzi dei prodotti alimentari crebbero vertiginosamente. Anche se oggi i prezzi di tali prodotti sono scesi genericamente, rimangono comunque a livelli superiori a qualche anno fa: la tensione dunque non è svanita. 

La sticky inflation o inflazione appiccicosa, si manifesta quando il prezzo di un bene, salito molto, non scende a valori normali, ma rimane permanentemente a livelli elevati. Il tema è stato segnalato fin dallo scorso anno dalla Banca Centrale Usa.     

Infine la Beynflation, ossia l’inflazione causata da Beyoncé. Nello scorso maggio, la celeberrima cantante statunitense ha iniziato il suo nuovo tour mondiale dalla città di Stoccolma, richiamando complessivamente circa centomila suoi fans nelle due date previste. La richiesta di alloggi anche fuori città è letteralmente esplosa, così come i relativi prezzi che, secondo alcuni economisti, hanno contribuito a frenare (seppur di poco) la prevista discesa dell’inflazione. Gli stessi prevedono che l’anomalia si riverifichi anche nelle prossime date del tour: l’allarme è comprensibile dato che ad esempio la città gallese di Cardiff, abitata da 360.000 persone circa, è stata invasa da 70.000 ammiratori.
Al di là delle varie declinazioni, il dibattito sull’inflazione è ancora molto acceso:

  1. da una parte i banchieri centrali sostengono che permarrà e prevedono di rialzare ulteriormente i tassi di interesse;
  2. dall’altra sempre più economisti e gestori di patrimoni sostengono invece il contrario e sono favorevoli ad iniziare a ridurli.

L’inflazione, alta o bassa che sia, ha comunque il potere di erodere il valore reale dei nostri patrimoni: l’unico modo per preservarlo è quello di investire.