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New Normal

New Normal, o nuova normalità, è l’insieme di nuovi comportamenti e abitudini ai quali gli individui si adattano permanentemente (o a lungo) a seguito di un periodo di crisi. La pandemia del 2020, ad  esempio, ne ha innescati alcuni, fra i quali i seguenti due: 

  1. lo smart working, il lavoro da casa che molte aziende hanno adottato stabilmente per parte dei loro dipendenti;
  2. il near working, un mix fra lavoro in ufficio e da casa, a giorni o periodi alterni.

La locuzione New Normal è stata utilizzata per la prima volta in finanza quasi certamente dopo la crisi dei mutui subprime del 2008: più precisamente nel 2010 da Bill Gross, detto anche The Bond King (il re dell’obbligazionario) per aver gestito in Pimco, società di Allianz leader mondiale nell’obbligazionario da lui co-fondata, il Total Return, fondo avente allora masse gestite record per oltre 220 miliardi di dollari USA. Il super gestore pronosticò un nuovo lungo ciclo economico caratterizzato da una crescita generalizzata a ritmi ben inferiori rispetto al passato, ma anche da tassi di interesse e da inflazione rasoterra. In effetti così è stato fino all’avvento del Covid 19 e, successivamente, della guerra Russia-Ucraina: i due eventi hanno “cambiato le carte in tavola”, però solo temporaneamente. Infatti una fronda nutrita di esperti – economisti, gestori, banchieri, … – sostiene che torneremo alla situazione preconizzata da Bill Gross tredici anni fa, e rivedremo quindi:

  1. i prezzi delle materie prime tornare ai livelli del 2019: il gas scambiava allora sotto i 20 euro al megawattora, nel 2022 è arrivato a 350 euro circa, pochi giorni fa è tornato a 23 euro;
  2. una crescita economica mondiale esigua, che il FMI ha previsto al 2,80% nel 2023, il livello più basso dal 1990 ad oggi. L’Europa è addirittura in recessione tecnica, dato che il PIL ha registrato due trimestri consecutivi di decrescita. Stupiscono sia la Germania, capofila di questa discesa con un -0,3% annuale, sia l’Italia, la cui economia cresce dello 0,6% (probabilmente anche grazie all’onda lunga del Superbonus e degli aiuti europei previsti con il Covid 19: dei 750 miliardi complessivi del PNRR il 28% – 209 miliardi – sono a nostro beneficio); 
  3. i tassi di interesse in discesa. Ne beneficerebbero le imprese (che investirebbero indebitandosi a costi minori), i privati (più incentivati a spendere, quindi a consumare) e lo Stato (che vedrebbe ridursi l’onere sul debito pubblico).

E della diminuzione dei tassi di interesse ne godremmo anche noi risparmiatori, per il recupero dei prezzi dell’obbligazionario. Così è stato dopo le crisi del 2000-2003 e del 2008, sarebbe così anche stavolta.