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Tu vuò fà l’americano

Nel 1956 Renato Carosone, pianista classico e di jazz, fra i maggiori interpreti della canzone napoletana, incrementò notevolmente la sua già elevata notorietà con la celebre canzone “Tu vuò fà l’americano”. Il testo racconta di un italiano che “rincorre” lo stile di vita americano, a spese dei genitori: balla il rock and roll, beve whisky and soda, gioca a baseball e fuma sigarette Camel, ma paga mammà! Il testo ironizza sul “sogno americano” che stregò molti nostri connazionali, dal secondo dopoguerra. 

Gli Stati Uniti hanno sempre rappresentato un modello ispiratore, anche finanziariamente ed economicamente: è infatti la prima potenza mondiale, e la Borsa di Wall Street rappresenta il primario mercato finanziario al mondo. Negli ultimi tempi il suo motore sembra però battere in testa.
La crisi finanziaria del 2008 è stata superata molto bene, ma ha generato una crescita elevata di debito pubblico: il rapporto debito-pil era al 63% nel 2007, oggi è oltre 130%. Recentemente è stato raggiunto il debt ceiling, il tetto massimo di debito pubblico autorizzato dal Congresso: entro il prossimo inizio giugno lo stesso dovrà votare a favore dello sforamento, o meglio dovrà definire il nuovo livello, per consentire ad esempio il pagamento delle pensioni e degli stipendi pubblici, e sostanzialmente evitare il fallimento degli USA!
Inoltre, sono ormai trascorsi quindici anni dai fallimenti di Washington Mutual, ancora oggi il più grande fallimento di una banca commerciale americana, e della banca d’affari Lehman Brother, ben più noto perché ritenuto l’epicentro del più grave terremoto finanziario mondiale, ma una nuova crisi bancaria sembra dietro l’angolo: infatti circa un mese fa ha chiuso i battenti la Silicon Valley Bank, la sedicesima banca americana, e ieri, la quasi defunta First Republic, la quattordicesima per dimensioni, ha evitato il fallimento grazie da JP Morgan, che l’ha acquistata: dopo la pubblicazione di pessimi dati di bilancio un mese fa, aveva perso circa 100 miliardi di dollari di depositi su 176.
La crisi bancaria americana attuale sta altresì contagiando le Spac, società finanziarie create da grandi investitori, per accompagnare aziende alla quotazione al mercato borsistico. 

Il periodo attuale dimostra come le delusioni più cocenti (generanti perdite anche totali) siano arrivate o stiano arrivando da ambiti particolari (ad esempio anche dalle cripto valute), che taluni risparmiatori hanno rincorso per trovare proposte di investimento dai rendimenti stratosferici (inimmaginabili in un’epoca di tassi a zero), inconsapevoli o indifferenti ai possibili rischi.

Chi ha invece investito “normalmente” (quindi bene), in strumenti finanziari gestiti, e preventivando un orizzonte temporale lungo (da investimento, appunto), è consapevole che le flessioni (passate, presenti e future) sono sempre temporanee, e che il patrimonio così allocato è destinato certamente a crescere col tempo.