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Agire

I due grandi eventi straordinari accaduti negli ultimi tre anni, la pandemia e il conflitto Russia-Ucraina, hanno costretto molti paesi a modificare le loro strategie economiche, per adattarsi alla “nuova situazione”: fra quelli che hanno agito con impressionante rapidità figura decisamente la Germania. Lo scorso primo febbraio, ad esempio, l’azienda locale ZF e l’americana Wolfspeed hanno concordato la creazione di un maxi impianto per la produzione di semiconduttori al carburo di silicio, in una centrale elettrica a carbone dismessa. ZF investirà quasi duecento milioni di euro per questa nuova fabbrica che entrerà in funzione nel 2027, darà lavoro a mille persone, ma soprattutto sarà la più innovativa al mondo del settore. Anche lo Stato garantirà la perfetta riuscita del progetto, stanziando quasi tre miliardi di euro.

Ancora la Germania, fra i paesi europei più dipendenti dall’energia russa, in un solo mese ha tenuto a battesimo tre rigassificatori di gas naturale liquefatto, con l’intento proprio di diversificare al massimo i suoi fornitori e disimpegnarsi dunque “dall’abbraccio stritolante” russo. Proprio a tal scopo, un mese fa circa, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha compiuto anche un viaggio in alcuni paesi dell’America Latina: con i suoi omologhi di Cile, Argentina e Brasile ha posto le basi per accordi relativi soprattutto all’ambito energetico (non solo gas ma anche rinnovabili, litio e terre rare).

Nel 2022 la Germania è stata costretta anche ad intensificare temporaneamente la produzione di carbone, riattivando addirittura alcune centrali. Non ha però abbandonato gli impegni sul clima , infatti a metà dello scorso dicembre, l’azienda RMV ha inaugurato la più grande flotta di treni alimentati da idrogeno: 27 in tutto, che serviranno l’area metropolitana di Francoforte.

Anche la piccola Croazia, recentemente entrata nell’eurozona, ha annunciato che la sua maggiore compagnia petrolifera, Ina, sta investendo oltre 250 milioni di euro per incrementare l’estrazione di gas e arginare il declino di giacimenti destinati a esaurirsi: addirittura nove sono le nuove piattaforme che entreranno in funzione, soprattutto nella zona dell’alto Adriatico. Lo scopo è arrivare a produrre 37 miliardi di metri cubi di gas in vent’anni, pari a dodici volte il fabbisogno annuo.

Mentre la Croazia si dà da fare, il nostro Paese è fermo, infatti:

  1. la produzione annua (fra mare e terra) è bloccata a circa tre miliardi di metri cubi annui, corrispondenti a meno del 5% del nostro fabbisogno;
  2. secondo i maggiori costruttori offshore e onshore per il settore energia, le commesse arrivano solo dall’estero, in particolare dal Nord Europa, e nulla dall’Italia.

Fermo è anche il progetto di Intel da 5 miliardi di euro, per la costruzione di un maxi stabilimento per la produzione di microchip in Italia.

Come nell’economia, anche in finanza è necessario agire, dunque investire: i quasi duemila miliardi di euro di liquidità detenuti da imprese e famiglie italiane sono destinati a erodersi nel tempo, a causa dell’inflazione.

L’unico modo per mantenerne il valore è dunque l’impiego in attività produttive, immobili e finanza.