T.A.R.A-blog-gobbato-fabio-consulente-finanziario-investimenti-consulenza-mondo-bancario-decisioni

T.A.R.A.

Nella mia ultima Curiosità avevo anche accennato ai numeri del nostro elevato debito pubblico, circa 2.800 miliardi di euro, e 155% sul PIL. Aggiungo altresì che nella classifica dei paesi più indebitati al mondo, l’Italia è ai primi posti, preceduta dal Giappone, dalla Grecia e da pochi altri paesi emergenti situati in Africa. 

Inoltre, come già riferito, il debito potrebbe aumentare nei prossimi anni anche per il maggior onere finanziario, a seguito di tassi di interesse più alti.

Nel corso della sua lunga storia (162 anni dall’unificazione ad oggi) ha registrato altre tre fasi critiche oltre a quella attuale:

  1. alla fine del 1800 ha raggiunto quasi il 120% sul PIL, per poi scendere al 70% grazie ad un’importante crescita economica;
  2. nel 1920, al termine della Prima Guerra Mondiale, ha toccato quota 160%, ma, grazie alla cancellazione dei debiti di guerra, anche la seconda fase critica è stata superata;
  3. successivamente, la Grande Depressione del 1929 e la Seconda Guerra Mondiale hanno contribuito alla terza esplosiva salita fin quasi al 120%: la grande inflazione l’ha poi riportato al 40%.

Sono seguiti quindi gli anni della ricostruzione, durante i quali l’economia del nostro Paese è cresciuta del 5% all’anno, in assenza di inflazione e, conseguentemente il rapporto debito/PIL è sceso.

Dagli anni ’90 stiamo vivendo la quarta fase di espansione forte del debito, durante la quale la bassa crescita economica non è riuscita ad arginarne la salita sostenuta: negli anni recenti abbiamo vissuto il crollo del PIL del 9% a seguito del Covid nel 2020, l’ottimo recupero del 6% e del 4% rispettivamente nel 2021 e 2022, ma le stime per il 2023 propendono per la crescita zero. Contestualmente l’inflazione è ad un livello di circa il 10%.

Per evitare che proprio questa riduca i nostri patrimoni in termini reali, è necessario soprattutto oggi investire, ad esempio in attività imprenditoriali o in immobili o ancora in strumenti finanziari. In quest’ultimo ambito, nel quale lavoro da oltre trent’anni, le occasioni si sono davvero moltiplicate: secondo gli esperti siamo passati dal periodo T.I.N.A. (there is no alternative) a quello T.A.R.A. (there are reasonable alternatives). Sostanzialmente dopo alcuni anni nei quali i tassi di interesse sotto zero hanno orientato la ricerca di rendimento verso l’azionario, ora i riflettori sono tornati ad illuminare le obbligazioni, che presentano infatti tassi decisamente interessanti. Come sempre, prima di agire suggerisco però il confronto con un consulente finanziario.