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Previsioni

A inizio dello scorso anno uno studio pubblicato dal Wall Street Journal stimava che lo S&P500, il principale listino azionario statunitense, sarebbe salito del 4,5% nel 2022. Tale rendimento era la media delle previsioni di 13 fra primarie banche e società di servizi finanziari, fra le quali c’era però parecchia discordanza: dal più ottimistico +12%, al più pessimistico -7%. Anche per l’anno in corso le previsioni non sono nitide, e i mercati finanziari stanno vivendo un periodo di tensione, simile ad altri ai quali ho assistito durante la mia trentennale carriera bancaria. Tali crisi sono sempre state superate positivamente, sarà così anche questa volta, per molte ragioni, fra le quali ne accennerò alcune di seguito.

  1. La liquidità detenuta dai fondi d’investimento, qualche mese fa, ha raggiunto il picco degli ultimi vent’anni: circa il 6% delle masse gestite! Ciò implica che sono guardinghi, ma anche pronti ad entrare per cogliere le attuali grosse opportunità. Giusto a titolo esemplificativo, il 6% ipotetico di liquidità detenuto da Black Rock, primo gestore mondiale con masse amministrate per 10.000 miliardi di dollari USA, corrisponde a 600 miliardi di dollari, ossia il valore totale di tutte le società quotate alla Borsa di Milano, o ancora un terzo del PIL nazionale.
  2. La liquidità di cc e depositi di famiglie e imprese italiane ha raggiunto il livello record di circa 2.000 miliardi di euro. Questa prima o poi ritornerà sui mercati finanziari, o comunque dovrà essere investita, soprattutto per evitare di essere erosa dall’inflazione, considerata alla stregua di una tassa occulta.
  3. Il PIL mondiale è previsto in diminuzione (quello del nostro Paese è stimato in calo di 1,4%) e due terzi del mondo è in recessione: ciò dovrà spingere le istituzioni monetarie, politiche ed economiche a collaborare all’unisono affinché il mondo ritorni a crescere serenamente. Conviene a tutti!
  4. Secondo una fronda nutrita di economisti presto le maggiori banche centrali al mondo dovrebbero iniziare a diminuire i tassi di interesse, anziché continuare ad alzarli. La lotta all’inflazione, combattuta nel 2022 a suon di rialzi degli stessi, sta infatti creando notevoli problemi che verrebbero così risolti:
    1. il costo del credito per stati e imprese diminuirebbe,
    2. i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese potrebbero ritornare a salire (perché di nuovo conveniente indebitarsi),
    3. il dollaro americano rivedrebbe valori normali,
    4. quindi si raffredderebbero i prezzi dei prodotti a stelle e strisce esportati in molti paesi (nei quali diminuirebbe la cosiddetta “inflazione importata”),
    5. inoltre molti paesi emergenti con il debito pubblico in dollari USA migliorerebbero le loro finanze, potrebbero tornare ad ottenere credito/investire/crescere. Quelli più problematici eviterebbero dunque il fallimento, che darebbe origine a tensioni globali maggiori.

Niels Bohr, Premio Nobel per la Fisica nel 1922, sosteneva “è difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro”. Io sostengo che quanto da me citato costituisca una base concreta per guardare ancora una volta positivamente al futuro.