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Bank of Italy

La settimana scorsa ho raccontato di come nel 1907, il grande banchiere John Pierpont Morgan sia intervenuto per salvare il sistema finanziario americano dal default, coinvolgendo alcuni suoi omologhi. Il grande affarista, noto anche per aver fondato la General Electric Company assieme al celebre inventore Thomas Edison, diede il nome a quella che oggi è la più grande banca USA, JP Morgan Chase & Co., che ha un valore di quasi 400 miliardi di dollari, pari a dieci volte quello di Banca Intesa.
La seconda in classifica, con una capitalizzazione di quasi 300 miliardi di dollari, è Bank of America, che ha “origini” italiane. All’incirca nel 1870 a San Francisco, il dodicenne Amadeo Peter Giannini, figlio di immigrati liguri, trova lavoro presso un grossista di ortaggi, e a diciannove ne diventa socio. Dopo altri dieci anni vende le sue quote per dedicarsi alla famiglia e vivere di rendita, ma si fa tentare dal suocero che lo convince ad entrare nel CDA di una banca locale. Dopo aver constatato che la banca non concede facilmente credito a persone operose e motivate da reale spirito imprenditoriale, decide di uscirne e di fondarne una “che svolga realmente il suo ruolo”: nel 1904 apre così la Bank of Italy, la cui crescita esponenziale non si arresta neppure con il terremoto che nel 1906 devasta San Francisco.
Con il trascorrere degli anni Bank of Italy compra una banca di piccole dimensioni dietro l’altra, regala azioni ai dipendenti e, nel 1930, si fonde con Bank Of America, piccolo istituto di New York. Passano gli anni ma il focus rimane sempre il medesimo: aiutare persone e imprese, anche durante la Grande Depressione. Finanzia Charlie Chaplin quando ancora è uno sconosciuto, concede credito per la produzione di film che diventeranno capolavori, come ad esempio Via col vento e Biancaneve, e crede al progetto del Golden Gate Bridge. 
Alla conclusione della sua vita Amadeo Giannini lascia il suo enorme patrimonio alla Fondazione Bank Of America-Giannini, nata per la formazione dei dipendenti e per la ricerca medica. E lascia una grande banca in ottima salute, cosa non scontata in particolar modo negli ultimi tempi, infatti per esempio:

1 – la “nostra” Banca Monte dei Paschi, sembra vivere in una situazione di crisi cronica;
2 – Credit Suisse invece ha recentemente registrato preoccupanti deflussi di patrimoni, a seguito della pubblicazione di pessimi dati di bilancio, del suo coinvolgimento in scandali finanziari, di investimenti scellerati e di scarsi controlli interni.

A farne le spese, in entrambi i casi, sono stati i risparmiatori che hanno investito nei titoli azionari dei due gruppi bancari: negli ultimi cinque anni le quotazioni sono infatti crollate rispettivamente del 99 e dell’80%.

Confermo ancora una volta che, per tutelare e far crescere i propri risparmi, è necessario investire DIVERSIFICANDO, con i “giusti” strumenti d’investimento.