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Ricchezza mondiale

Come avevo scritto in una mia Curiosità di qualche mese fa, secondo uno studio dell’IIF (Istituto Internazionale di Finanza), nel corso del 2021 il debito mondiale di stati, famiglie, imprese e banche, è salito ad oltre 300 mila miliardi di dollari. La crescita è stata davvero imponente, infatti nel 1997 era pari a 70.000 miliardi e dieci anni dopo a 162.000. I debiti pubblici, che ne rappresentano una parte, quasi certamente chiuderanno il 2022 con una crescita di circa il 10%, superando i 71.000 miliardi di dollari. L’area che maggiormente ha sofferto tale tendenza rialzista soprattutto nell’ultimo anno è stata certamente quella dei Paesi Emergenti, il cui debito governativo è esploso per effetto della crescita del dollaro americano (+15/20%): in buona parte di questi paesi il debito, contratto in valuta americana, sale o scende proporzionalmente al rafforzamento o indebolimento della stessa.

Anche il debito pubblico del nostro Paese è salito in termini assoluti, tanto che lo scorso giugno ha raggiunto il record di 2.766 miliardi di euro: la cifra destinata ad aumentare anche a causa dei più alti tassi di interesse, che porteranno la spesa annua per gli stessi nel 2022 a 77 miliardi di euro, a fronte di una stima di 65. La nota positiva arriva però dal rapporto debito/PIL, calato invece a 151%, dal picco pandemico di 160% del 2020, a significare quindi che il PIL è cresciuto.

La situazione non è certamente brillante se si rapportano i debiti complessivi con il PIL mondiale, pari a 95.000 miliardi di dollari, ma è ben diversa se si confrontano con la ricchezza globale: quella privata ha raggiunto i 463.600 miliardi di dollari, stando a quanto riportato sulla tredicesima edizione del Global Wealth Report di Credit Suisse, pubblicato due mesi fa.

La parte del leone la fanno anche in questo ambito le due superpotenze mondiali, ossia gli Stati Uniti d’America, che assieme al Canada detengono circa il 50% della ricchezza mondiale, e la Cina con il 25%. Europa, Africa, India e America Latina cubano complessivamente per l’11%.

Sicuramente l’inflazione, la guerra, l’instabilità finanziaria globale e la recessione in atto, frenano la crescita della ricchezza ma, come sempre accaduto in passato, solo temporaneamente: il Global Wealth Report 2022 ne stima infatti un aumento di circa 170.000 miliardi di dollari al 2026, pari dunque ad un +36%. Ciò equivale ad un aumento del benessere generale o comunque all’auspicabile miglioramento delle condizioni di una fascia sempre maggiore di popolazione mondiale.

Quindi se un suo aumento diventa fondamentale per la collettività, è necessario che tutta la ricchezza accumulata man mano venga investita costantemente (per produrne dell’altra), meglio se in maniera equilibrata fra le varie opportunità come finanza, immobili, imprese, e così via. E ancora meglio se con l’assistenza di professionisti del settore.