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Spreco Alimentare

L’Agenda 2030 dell’ONU è un programma firmato e adottato dai 193 paesi membri nel 2015, riepilogante i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile, che gli stessi si sono impegnati a perseguire entro il 2030, con lo scopo di garantire un futuro migliore e più sostenibile per l’umanità.

Le recenti celebrazioni della Giornata della consapevolezza dello spreco alimentare (il 29 settembre) e della Giornata mondiale sull’alimentazione (il 16 ottobre), mi spingono a ricordare che il secondo obiettivo in Agenda è sconfiggere la fame, invertendo un trend allarmante, evidenziato dai numeri resi noti dalle Nazioni Unite:

  1. oggi quasi 800 milioni di persone, quindi un decimo della popolazione mondiale, sono denutrite: una cifra molto elevata, destinata però ad aumentare, dato che i principali centri di statistica demografica stimano che il numero di individui nel mondo salirà a 10 miliardi nel 2050, e che l’aumento interesserà quasi esclusivamente le aree in via di sviluppo (infatti nei paesi “avanzati” come il nostro, la popolazione diminuirà); 
  2. l’Asia è il continente dove si soffre maggiormente la fame, che incombe su circa due terzi dell’intera popolazione;
  3. nell’Africa subsahariana il tasso di denutrizione arriva al 23%;
  4. la malnutrizione provoca quasi la metà delle morti dei bambini sotto i cinque anni;
  5. quasi il 25% dei bambini al mondo accusa ritardo nella crescita.

Il raggiungimento di questo obiettivo passa senz’altro dalla riduzione dello spreco alimentare che, secondo un recentissimo report stilato da McKinsey (colosso mondiale nella consulenza strategica), ammonta a 620 miliardi di euro l’anno, e corrispondono a circa due miliardi di tonnellate di cibo perso o ancora ad una percentuale fra il 33 e il 40% della produzione totale.

Il documento evidenza inoltre che:

  1. circa la metà del problema è causato a monte della filiera, quindi in fase di raccolta, movimentazione, stoccaggio e lavorazione;
  2. i prodotti più sprecati sono ortofrutta e cereali, e molto meno invece carne e lattiero-caseari;
  3. rilevanti sono anche gli effetti secondari come il consumo di acqua dolce (pari a un quarto delle riserve mondiali) e le emissioni di gas serra (8% del totale);
  4. l’eliminazione degli sprechi originerebbe un potenziale guadagno stimato in 80 miliardi di dollari, per produttori e rivenditori.

La lotta alla fame e allo spreco alimentare richiederanno notevoli investimenti, pubblici ma anche privati: già oggi noi risparmiatori possiamo contribuire in tal senso, impiegando i nostri risparmi in strumenti finanziari dedicati, che quasi certamente ci restituiranno rendimenti elevati negli anni a venire.