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Accise

Negli ultimi anni il prezzo del petrolio ha subito oscillazioni vertiginose, infatti dagli 84 dollari al barile di settembre 2018, è crollato a circa 20 ad aprile 2020, per ritornare oltre i 100 proprio nell’ultimo mese: la causa principale della recente crescita è da imputare soprattutto al conflitto Russia-Ucraina, e solo in piccola parte agli speculatori.

Ovviamente tale salita si è riflessa sul prezzo finale dei carburanti, tanto che quindici giorni fa circa, benzina e gasolio hanno superato i due euro al litro, buona parte dei quali sono rappresentati dalle accise. 

Queste sono caratterizzate da alcuni aspetti principali, che elenco di seguito:

  1. sono tasse che gravano sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo;
  2. sono applicate su un numero limitato di prodotti, come ad esempio alcolici, fiammiferi, tabacchi, ma soprattutto oli minerali (benzina, gasolio, metano);
  3. sono state istituite dallo Stato per ottenere un extra gettito utilizzato per fronteggiare quasi venti situazioni emergenziali/straordinarie occorse negli anni: dalla Guerra in Abissinia nel 1935, al decreto del fare del 2014;
  4. sono applicate in valore assoluto e non in percentuale: ad esempio 0,00981 euro per la guerra in Abissinia, e 0,0024 euro per il decreto del fare;
  5. sono calcolate per unità di misura del prodotto: quindi su un litro di benzina o un chilo di GPL;
  6. garantiscono un gettito erariale complessivo di circa 25 miliardi di euro l’anno;
  7. non hanno scadenza.

Fra i principali motivi del mantenimento delle accise soprattutto sui carburanti, cito i due seguenti:

  1. la necessità di limitare l’importazione di fonti energetiche dall’estero;
  2. la volontà di fronteggiare i danni causati dall’inquinamento.

Proprio l’inquinamento è causa di eventi climatici estremi, sempre più frequenti in tutto il mondo: proprio ora nel Nord Italia stiamo vivendo un periodo di siccità davvero preoccupante. 

Diventerà quindi necessario in tutto il mondo sostituire progressivamente le fonti energetiche fossili (petrolio) con quelle rinnovabili e rispettose dell’ambiente (solare/eolico). Ciò rappresenta certamente un trend futuribile, sul quale anche noi risparmiatori dovremo investire, grazie ai molti strumenti finanziari disponibili sul mercato: l’occasione è molto propizia poiché, contrariamente al settore energetico tradizionale cresciuto nell’ultimo periodo grazie al petrolio, quello energetico “verde” ha subito una flessione, testimoniata dalle performance negative di molti fondi d’investimento dedicati.