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Trending topics

Fra i trending topics, ossia gli argomenti di tendenza o più dibattuti, rientra sicuramente l’inflazione, monitorata con molta attenzione dagli esperti dei mercati finanziari: devono infatti cercare di capirne l’origine, i conseguenti possibili interventi delle principali banche centrali soprattutto sui tassi di interesse, e il riverbero sui mercati finanziari. 

Le autorità monetarie la considerano sana quando è pari a circa il 2%, mentre su livelli superiori (com’è attualmente) diventa preoccupante e necessita di interventi calmieratori. 

L’inflazione può essere determinata soprattutto da:

  1. spesa privata e/o pubblica esuberante;
  2. aumento dei costi produttivi.

Il primo caso si verifica generalmente quando l’economia cresce molto e, per evitare un suo “surriscaldamento”, le banche centrali aumentano i tassi di interesse, contribuendo così a limitare le richieste di finanziamenti a privati e aziende, con conseguente diminuzione della domanda di beni e servizi e dei relativi prezzi.

Nel secondo caso l’inflazione non è alimentata da una maggiore domanda, ma semplicemente da maggiori costi, come sta avvenendo ora. Infatti nell’ultimo anno i prezzi di materie prime ed energia sono saliti vertiginosamente: ad esempio quelli di energie elettrica e gas sono quadruplicati, mentre il petrolio ha superato i 90 dollari al barile. Inoltre sono aumentati anche i costi relativi ai salari: la pandemia ha generato notevoli squilibri sul mercato del lavoro, in particolar modo negli USA. Qui il numero dei disoccupati è salito da 6 a 23 milioni all’apice della crisi, per ridiscendere nuovamente ai 6 attuali: invece le offerte di lavoro sono oggi pari a oltre 10 milioni. Tale disallineamento domanda-offerta ha determinato quindi un aumento dei salari, che, se protratto nel tempo, potrebbe contribuire a rendere permanente su livelli alti l’inflazione. Qualora le autorità monetarie intervenissero aumentando i tassi in una fase di inflazione dovuta a maggiori costi, alimenterebbero una possibile recessione. 

Il compito delle principali Banche Centrali mondiali è dunque molto delicato: devono mantenere la crescita dei prezzi su livelli ottimali (2% circa) e il mercato del lavoro in salute. Ma soprattutto devo normalizzare una politica monetaria troppo aggressiva, condotta per diversi anni a suon di tassi negativi (per spingere investimenti e consumi) e di acquisti di titoli sui mercati finanziari (quantitative easing, LTRO, TLTRO, … per convogliare ingente liquidità all’economia reale).

Detto ciò, cosa dobbiamo temere noi risparmiatori? E come dobbiamo comportarci?

Come al solito chi investe il denaro perseguendo un obiettivo di lungo periodo non deve temere nulla: 

infatti le numerosissime “crisi” susseguitesi fino ad oggi sono sempre state temporanee e nel lungo periodo sono state superate brillantemente dai mercati finanziari, che hanno continuato a crescere. Eventuali periodi di tensione devono invece rappresentare delle ottime opportunità di investimento.