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Dalle stelle alle stalle

La più grande azienda al mondo è Apple, forte di un valore di mercato pari a 2.800 miliardi di dollari: fondata nel 1976, è sita a Cupertino, stato della California, Costa Est degli Stati Uniti d’America.
Solo ventuno anni fa tale primato spettava ad un’azienda della Costa Ovest: la General Electric. Nata nel 1892 grazie al grande inventore Thomas Edison e al principale banchiere dell’epoca John Pierpont Morgan, e situata a Boston nello Stato del Massachusetts, ha raggiunto la valutazione massima di circa 600 miliardi di dollari proprio nel 2000.
La solidità di General Electric era indiscutibile, e nella mia attività di consulente bancario, era uno dei “baluardi” dei portafogli obbligazionari dei risparmiatori che assistevo. 
Arrivata all’apice del successo, iniziò un lento ma costante declino, culminato nel 2018 con l’uscita dall’indice Dow Jones, il più noto della borsa newyorkese, costituito dalle 30 società più rappresentative del mercato USA: un vero e proprio schiaffo, dato che ne faceva parte dalla fine del 1800.
Originariamente General Electric era impegnata solamente nel settore elettrico, ma con il passare dei decenni diversificò enormemente il suo business, infatti alla fine del millennio era specializzata anche in servizi finanziari (leasing e assicurazioni), nella produzione di locomotive, elettrodomestici di ogni tipo e addirittura in estrazione di petrolio e gas. Proprio dalla finanza, ambito dal quale trasse i maggiori guadagni nel più glorioso periodo della sua storia, venne tradita con la crisi del 2008: il “braccio finanziario” GE Capital si trasformò presto da generatore di profitti a pozzo di perdite, arrivando quasi a determinare il fallimento dell’intero gruppo. 
Da allora il management si è impegnato:

  1. nell’abbassamento dell’enorme debito;
  2. nella riduzione della forza lavoro;
  3. nella dismissione delle attività ritenute non essenziali,

e si è focalizzato su salute (tecnologie medicali), energie rinnovabili (produzione di turbine) e aviazione.        
 
La speranza di investitori e risparmiatori che hanno continuato a credere in General Electric è che la cura apporti benefici anche al valore delle azioni: dal 2008 infatti si è ridotto di quasi il 70% (mentre quello di Apple è “salito” di 25 volte!)
 
Con questa mia ultima newsletter ribadisco che “oggi non è il pesce grande che mangia il piccolo, ma il pesce veloce che mangia quello lento”.
 
E probabilmente proprio al pesce veloce pensava Steve Jobs quando, rivolgendosi con un discorso memorabile ai neolaureati di Stanford nel 2005, augurò loro “siate affamati, siate folli”.