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Cripto-Bancomat

Negli ultimi tempi il prezzo del rame è salito a livelli vertiginosi (come gran parte delle materie prime), raggiungendo il suo massimo storico a circa 11.000 dollari alla tonnellata, mentre le sue scorte disponibili hanno toccato i minimi dagli anni ’70: a fronte di una domanda mondiale annua di 25 milioni di tonnellate, recentemente le scorte disponibili presso LME (London Metal Exchange, la principale borsa mondiale dei metalli non ferrosi con sede a Londra) risultano di circa 20.000 tonnellate, pari a mezza giornata di consumi mondiali.
Parlando di record sono costretto a soffermarmi ancora una volta sul bitcoin, la cui quotazione ha recentemente superato il suo livello massimo di 64.895 dollari USA, toccato nel 2020: dopo essere crollato, a 30.000 dollari a luglio 2021, in tre mesi ha più che raddoppiato il suo valore portandosi agli oltre 66.000 di qualche giorno fa. La recente corsa è stata determinata anche dall’approvazione della SEC (Security Stock Commission, la massima autorità di vigilanza sui mercati finanziari USA) di un ETF sulla moneta virtuale più importante al mondo: si tratta di uno strumento finanziario molto rischioso, che consente l’investimento in bitcoin.
Un altro modo per investirvi è anche tramite specifici ATM, quindi sportelli Bancomat in bitcoin: nei primi nove mesi di quest’anno in tutto il mondo ne sono stati aperti quasi 14.000, portando il numero totale a 30.000: la regione che detiene il primato è il Nord America con il 94%, mentre l’Europa è al secondo posto col 4%. In Italia ve ne sono circa 70, concentrati soprattutto nelle grandi città del nord.
Il funzionamento è molto semplice: tramite lo specifico sportello il contante versato viene trasformato nella valuta virtuale e contestualmente caricato nel wallet, il portafoglio virtuale. Ovviamente è possibile anche l’operazione inversa.
Tale operatività non gode dei favori delle autorità per alcuni motivi, come ad esempio:

  1. in Italia non è ancora definitivamente regolamentata;
  2. un recente decreto stabilisce che chi offre servizi sulle valute virtuali debba essere iscritto ad apposito albo, la cui attuazione non è ancora stata avviata;
  3. i gestori dei Bancomat in Criptovalute sono spesso società dell’Est Europa, sulle quali talvolta esistono forti perplessità relativamente al rispetto delle normative antiriciclaggio in vigore nel nostro paese.    


Ad oggi il bitcoin (e le criptovalute in genere) non è riconosciuto quale moneta a corso legale in quasi tutto il mondo: fa eccezione il Salvador dov’è diventato moneta ufficiale dallo scorso settembre.
Invece relativamente all’operatività in cripto-asset, ciascun paese e/o banca, procede autonomamente: molti istituti finanziari, fra i quali anche Allianz Bank, sono riluttanti a concederne l’operatività “ordinaria”, preferendo dunque sottoporla a vincoli e/o richieste di autorizzazioni specifiche. Ciò al fine di garantire la più ampia tutela possibile ai propri clienti e ai loro patrimoni.