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Tecnologici italiani

Con le mie Curiosità spesse volte ho parlato del Nasdaq, comunemente definito “indice dei tecnologici USA”, che oramai comprende anche società appartenenti a molteplici settori quali ad esempio biotecnologie, media e vendite al dettaglio. Fra le sue 3.200 aziende, le cinque più capitalizzate sono Apple, Microsoft, Google, Amazon e Facebook: dette anche Big Five o FAMAG (acronimo), hanno un valore globale prossimo ai 10.000 miliardi di dollari USA, pari al PIL complessivo di Giappone e Germania, rispettivamente la terza e la quarta economia mondiale.

Da inizio anno il Nasdaq ha registrato una crescita del 16% e dai minimi di marzo 2020 (in piena crisi Covid-19) del 115%.

Molto meglio è andato invece il Nasdaq “nostrano”, più precisamente il FTSE Italia Tecnologia, con una salita del 32% da inizio 2021 e di quasi il 200% dai minimi toccati con la pandemia.

Il confronto su altri dati è però nettamente favorevole agli Stati Uniti: le aziende tecnologiche italiane comprese nello specifico indice sono solo 16 e il loro valore complessivo è pari a circa 50 miliardi di euro. Su tutte spicca senza dubbio STMicroelectronics, italo-francese, produttrice di componenti elettronici e semiconduttori, quotata nelle Borse di Milano, Parigi e New York, con una capitalizzazione di circa 35 miliardi di euro. Il valore di STM “pesa” per circa il 65% sull’intero indice, la cui rimanente parte (15 miliardi di euro) è divisa fra più società di piccole dimensioni, come ad esempio:

  1. la torinese Reply, seconda per capitalizzazione con 6,5 miliardi di euro di valore, dedicata principalmente alla progettazione e implementazione basate sui nuovi canali di comunicazione e i media digitali;
  2. l’empolese Sesa (al terzo posto con 2,6 miliardi di euro), leader italiana nell’offerta a professionisti e imprese, di soluzioni per la transizione digitale;
  3. la romana Tinexta (2 miliardi di euro) che, come Sesa, è specializzata nei servizi per l’innovazione tecnologica;
  4. Esprinet (600 milioni di euro) di Vimercate, che con i suoi 1.600 dipendenti si occupa di distribuzione all’ingrosso di prodotti tecnologici, più precisamente componenti informatici, elettronica di consumo e telefonia;
  5. Digital Bros (450 milioni di euro) che crea, sviluppa, pubblica e distribuisce videogiochi dalla sua sede di Milano.

Eccetto la nostra big tech STM, le altre sono tutte quotate nello STAR, lo specifico mercato della Borsa Italiana dedicato alle Piccole/Medie Aziende. Date le probabili prospettive future di crescita è un settore sul quale è consigliabile investire una parte dei propri risparmi: come sempre però è meglio evitare il fai da te, acquistando i singoli titoli, e affidarsi piuttosto a strumenti di investimento gestiti da esperti.