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Allarme microchip

Negli ultimi mesi, oltre al problema delle materie prime, sempre più care e difficili da reperire, è sorto anche il problema dei microchip.

Il microchip:

  1. è un circuito elettronico miniaturizzato che trasforma l’energia elettrica ricevuta, traducendola in istruzioni per il “macchinario” che la riceve;
  2. è stato inventato alla fine degli anni ’50 da Jack St. Clair Kilby, ingegnere elettrotecnico statunitense, insignito del Premio Nobel per la Fisica nel 2000, proprio grazie a ciò;
  3. è diventato essenziale per il funzionamento dell’economia: per esempio televisori, computer, smartphone, frigoriferi, aeroplani e autoveicoli dipendono dai microchip.

Il settore auto sembra quello maggiormente colpito dalla scarsità momentanea dei chip, tanto che la produzione del primo trimestre del 2021 è calata dal 10 al 20%: Toyota e Subaru hanno già fermato due stabilimenti, Nissan e Mitsubishi produrranno rispettivamente 250.000 e 40.000 veicoli in meno.

A tale situazione si è giunti principalmente per le seguenti cause:

  1. con la pandemia è aumentata esponenzialmente la richiesta di dispositivi elettronici, quali smartphone e computer, e conseguentemente di microchip;
  2. si sono acuite le tensioni commerciali fra USA e Cina, che hanno imposto dei blocchi all’esportazione di tecnologia;
  3. le società estrattrici di semiconduttori come silicio, cobalto e litio – materiali di cui sono costituiti i chip – sono state sommerse da richieste di approvvigionamento, che negli ultimi tempi sono riuscite a soddisfare solo parzialmente;
  4. il mercato dei chip è “governato” da poche multinazionali: Intel, Bosch, Continental, Samsung e la taiwanese TSMC; in particolare quest’ultima, detentrice del 70% del mercato mondiale dei chip di fascia alta, deve combattere anche con il recente lockdown imposto a causa del peggioramento repentino dei contagi da Covid-19 nel proprio paese.

La crisi dei microchip testimonia la crescita esorbitante degli ultimi anni della tecnologia, settore rimasto al palo da inizio anno, ma che nel lungo periodo è destinato a brillare ancora, e a regalare grandi soddisfazioni ai risparmiatori disposti a crederci.