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Materie prime sempre più care


Il primo trimestre del 2021 il prezzo dell’oro ha registrato un notevole ribasso, tanto da essere considerato il suo peggior esordio degli ultimi trent’anni: da oltre 2.000 dollari l’oncia (sua unità di misura corrispondente a 28,35 grammi) è sceso a circa 1.700.

Anche l’indice delle “energie rinnovabili” si è preso una piccola pausa, con un -15% da inizio anno, dopo aver raddoppiato il suo valore nel corso del 2020. Gli investimenti green continueranno indubbiamente ad attrarre capitali sempre più consistenti, tant’è che un nuovo fondo (più precisamente un ETF) focalizzato sulle aziende impegnate nella decarbonizzazione, lanciato recentemente da Black Rock, ha raccolto oltre 1,25 miliardi di dollari solamente nel primo giorno di collocamento, superando del 50% il precedente record risalente al 2019.

Da inizio anno invece, uno dei settori più performanti è il petrolifero, il cui indice settoriale della borsa USA ha registrato uno straordinario +30% contro il +10% dell’indice S&P500: in sostanza il peggior settore del 2020 si è trasformato nel migliore dei primi 4 mesi del 2021.

Un analogo andamento molto positivo hanno avuto anche le materie prime agricole:

  • in questi giorni il mais ha superato il suo prezzo massimo degli ultimi 8 anni, pari a 6 dollari per bushel (unità di misura variabile a seconda del prodotto: per il mais corrisponde a 25,40 kg);
  • i semi di soia hanno raggiunto il loro record da 7 anni, arrivando a quasi 15 dollari/bushel (per la soia 1 bushel corrisponde a 27,216 kg);
  • l’olio di soia ha toccato il suo record da 10 anni;

L’aumento straordinario è stato realizzato anche dai prezzi dei principali metalli industriali:

  • il rame è al record di 10 anni;
  • l’alluminio è ai massimi da tre; 
  • acciaio e palladio hanno raggiunto il loro livello più alto di sempre. 

Il segnale è inequivocabile: la domanda di materie prime ha recuperato i livelli pre-Covid e sta aumentando in Cina e in tutte le principali aree economiche mondiali, dov’è prevista un’esplosione dei consumi grazie, anche ai giganteschi piani di stimolo all’economia. Ciò dovrebbe riverberarsi positivamente sui mercati azionari e sui nostri risparmi ad essi collegati.